Dopo il deciso intervento da parte del Ministero della Salute nel 2017, che ricordiamo aver regolamentato in maniera netta l’obbligatorietà alle vaccinazioni nei più giovani, possiamo prendere visione di primi dati sulla sorveglianza continua dell’infezione forniti da “Epicentro” .

Confrontando i documenti della sorveglianza attiva su morbillo e rosolia nel nostro paese possiamo notare che i risultati sono confortanti.
Nel gennaio 2017 erano 238 i casi di morbillo riconosciuti, 164 a gennaio 2018; un sensibile calo di 74 casi (più di 2 pazienti in meno al giorno). Ricordiamo però che ancora si muore di morbillo (2 decessi nel primo mese del corrente anno). Alcuni dati:
- L’età mediana dei casi è stata pari a 25 anni
- Il 26,4% dei casi ha meno di cinque anni di età; di questi, 14 bambini al di sotto dell’anno
- Il 52,4% dei casi si è verificato in soggetti di sesso femminile
- L’89,8% dei casi per cui è noto lo stato vaccinale era non vaccinato
- Il 55,5% dei casi è stato ricoverato e un ulteriore 18,9% si è rivolto ad un Pronto Soccorso
- Sono stati segnalati 2 decessi, in due persone adulte di età 38 e 41 anni rispettivamente. Questi portano a 6 il numero totale di decessi in Italia da quando ha avuto inizio l’epidemia (al momento è più facile morire di morbillo che di meningite, solo per fare un esempio)

La strada intrapresa è senza dubbio quella giusta, ma ancora è lungo il cammino da fare. Questo è il momento di formare alla perfezione il personale sanitario affinché possa rappresentare il punto centrare di diffusione di informazione positiva e rassicurante sulla popolazione. Solo attraverso una conoscenza accurata il nostro paese potrà andare oltre l’obbligo vaccinale.
Un giorno vaccinarsi non sarà più visto come un obbligo ma un atto di coscienza civica e di progresso sociale.
Damiano Pizzuti
Qui la pagina dedicata al morbillo dell’Istituto Superiore di Sanità